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Psicoterapia Costruttivista

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Quando e perché rivolgersi ad un percorso di Psicoterapia?

Ci sono momenti della vita in cui ci si sente senza via d’uscita, presi da un profondo malessere, in cui si fa fatica a trovare il senso delle cose e a trovare un posto nel mondo.

 

In alcuni periodi anche la relazione con gli altri diventa faticosa, ci si sente inadeguati, bloccati, a disagio. Alcune relazioni ci fanno sentire oppressi, incastrati, altre ci spaventano e facciamo in modo da evitarle, altre semplicemente risultano difficili da comprendere e ci fanno sentire persi. In altri periodi ci si sente in difficoltà senza aver chiaro il motivo e sono i “sintomi” (attacchi di panico, disturbi del sonno, disturbi dell’alimentazione ecc…) a farci fermare, a metterci in guardia e a pretendere una diversa attenzione su ciò che stiamo vivendo.

 

Quando nonostante i tentativi e gli sforzi non si riesce a trovare modalità utili per far fronte al proprio disagio così da poter portare avanti la propria vita, quando da tempo si ha la sensazione che non cambi niente e che provare a cambiare qualcosa sia uno sforzo troppo grande da fare da soli, potrebbe essere il momento di provare a rivolgersi ad uno psicoterapeuta.

La relazione terapeutica 

 

Rappresenta la cornice e lo strumento fondamentale per accogliere e comprendere il malessere della persona, per facilitarla nell'esplorazione della conoscenza personale e di modi alternativi di costruire sé stesso e la relazione con gli altri tali da da comportare la dissoluzione del problema presentato.

Approccio teorico

La Psicoterapia Costruttivista Ermeneutica è l’elaborazione italiana della Psicoterapia dei Costrutti Personali di George Kelly (1955), proposta da Gabriele Chiari e Marialaura Nuzzo.

Ogni conoscenza personale è legittima

 

Il presupposto da cui si parte è quello dell’Alternativismo Costruttivo secondo cui tutto ciò che possiamo conoscere del mondo, che ci appare in un certo modo, ci appare sulla base di una nostra interpretazione, e in quanto interpretazione è inevitabilmente suscettibile di revisione o sostituzione. Non è possibile conoscere il mondo così com’è, ma solo interpretarlo.

 

Da qui derivano una serie di implicazioni: non esiste un’unica realtà ma tante realtà quante sono le costruzioni individuali, ogni conoscenza personale è legittima quanto quella di qualsiasi altra persona, i concetti di “giusto/sbagliato” e di “vero/falso” non sono più applicabili.

 

Fare propria questa visione della conoscenza personale comporta un atteggiamento di rispetto e legittimazione per chi vede le cose in modo diverso da noi.

 

Guardare il mondo con gli occhi dell'altro

 

Si tratta di una teoria interessata a guardare il mondo con gli occhi dell’altro per comprendere il punto di vista del paziente, anziché incasellarlo in categorie diagnostiche.

Considera il "disturbo" del paziente non come qualcosa da “correggere”, ma come l'espressione del modo migliore che il cliente ha trovato per mantenere un adattamento con il suo mondo sociale, una sospensione dell’esperienza.

 

Lo scopo primario di questa Psicoterapia, quindi, è quello di favorire la ripresa del movimento, dell’esperienza, attraverso l’elaborazione di una narrazione diversa di sé ma ricca di senso per il paziente e di alternative percorribili che vengono condivise e concordate all’interno della stanza della terapia.

Terapeuta e paziente costruiscono insieme un nuovo modo di guardare le esperienze che provocano sofferenza e quindi anche un nuovo modo di farvi fronte. E’ dunque un laboratorio in cui terapeuta e cliente portano avanti degli “esperimenti” che permettono di testare nuove interpretazioni e progressivamente aiutare la persona a sperimentare nuovi modi di muoversi con gli altri anche al di fuori della terapia.

Si può scoprire la possibilità di iniziare a raccontarsi una storia “vecchia”, che pareva immutabile, in modi nuovi, ricchi di nuove possibilità da esplorare.

Una Psicoterapia che si fa con il paziente

 

E’ una psicoterapia che considera il paziente una persona alla ricerca di nuovi significati e di nuove narrazioni anziché un malato da “guarire” o un paziente da “correggere".

Una psicoterapia che si fa con il paziente e non al paziente.

Per ulteriori approfondimenti sull'approccio narrativo ermeneutico clicca qui

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